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Puoi capovolgere uno stato d'animo e in un attimo diventa un istante infinito. L'amore è un'equazione misteriosa che nessun scienziato è ancora riuscito a decifrare. Conoscersi e poi non viversi e un po' come suonare la musica senza lo spartito che incide le note nell'aria che giornalmente insieme respiriamo. Quando l'anima si sintonizza con la musica e i sogni si possono toccare con mano il vivere diventa eternità intramontabile. Con la musica bisogna sempre partire con il sound giusto per incanalarsi nella sua sintonia delle parole e note che vibrano nello spazio infinito. Quando la musica ci costruisce il corpo e l'anima siamo liberi di volare e di viaggiare attraverso le masse di popoli che cercano d'ascoltare i nostri battiti di note sospesi nel pentagramma della vita. Se il cielo piange tu bagnati delle sue lacrime e asciugati dei suoi arcobaleni allo spuntare delle sole. Le parole della sera si disperdono nei tramonti e si congiungo nella fantasia dei cuori che si cercano negli spazi infiniti dell'eterno amore.
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martedì 8 maggio 2012
La Tartaruga che divenne Gabbiano
La Tartaruga che divenne Gabbiano..
C'era una volta, c'è ancora e ci sarà sempre, in un paese lontano eppure così vicino da poterlo visitare in punta di piedi, una piccola tartaruga dal guscio di pietra. Lenta, lenta la tartaruga percorreva sentieri che gli altri avevano già tracciati per lei. Il tracciato della strada era lineare, senza oasi e senza spazio, coperto di sassolini appuntiti che laceravano, passo dopo passo, la ruvida pelle delle sue zampette. Dolore sentiva ad ogni movimento ma, imperterrita e tenace come solo le tartarughe sanno esserlo, continuava il suo viaggio. Non sapeva verso dove, né verso chi, sapeva solo che quella era la strada che qualcuno aveva scelto per lei e da cui non poteva sfuggire. Il suo destino di tartaruga era quello di portarsi addosso il fardello del suo guscio. Con passo flemmatico e stanco camminava nel sentiero dell'esistenza mentre i giorni scorrevano lenti e uguali come il ritmo del suo andare. Con fatica portava sulle sue spalle il peso della corazza di pietra che, come una zavorra per la mongolfiera, la teneva prigioniera a terra mentre il suo cuore desiderava volare. Sognava la piccola testuggine di volare in alto leggera come i gabbiani che un dì aveva visto librarsi nell'azzurro infinito del cielo. Amava i gabbiani che conoscevano il sapore e il profumo della libertà. Sognava di volare in alto per sentire sul viso la brezza del vento e il calore dei raggi del sole. Nel suo mesto andare e, nei lunghi mesi in cui il letargo avvolgeva il suo essere e la teneva ancora di più lontana dal movimento della vita, lei sognava di volare. Nel gelo del letargo che rendeva il suo cuore di ghiaccio, l'unico raggio che trapassava la sua corazza di pietra era il sogno impossibile di volare; ardentemente bramava di sperimentare la libertà del volo. Un giorno, una sera, mentre percorreva un tratto di strada particolarmente roccioso, si scatenò una tempesta tremenda: il vento forte urlava travolgendo ogni cosa che incontrava, i lampi squarciarono il cielo oscuro, mentre i tuoni rimbombavano nel silenzio della notte e........accadde che un lampo più potente degli altri, con violenza si arrestò sulla dura corazza della piccola tartaruga sbriciolandola in mille frammenti....dolore sentiva la piccola, fitte dolorose attraversavano il suo esile corpo. La tartaruga si accorse di avere il viso bagnato, una scia acquosa scendeva dai suoi occhi e lentamente attraversava il suo viso, quel rivolo sottile si fermò ai lati della bocca bagnandola; che strano sapere aveva quell'acqua era un misto di miele e di sale, poi il rivolo dalle labbra scese giù fino a fermarsi nell'incavo del collo. A fiotti quel piccolo rio dagli occhi scendeva. In quel momento una Magia in movimento si avvicinò alla piccola tartaruga dolorante e le chiese:
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