Post più popolari

martedì 8 maggio 2012

La Tartaruga che divenne Gabbiano

La Tartaruga che divenne Gabbiano..


C'era una volta, c'è ancora e ci sarà sempre, in un paese lontano eppure così vicino da poterlo visitare in punta di piedi, una piccola tartaruga dal guscio di pietra. Lenta, lenta la tartaruga percorreva sentieri che gli altri avevano già tracciati per lei. Il tracciato della strada era lineare, senza oasi e senza spazio, coperto di sassolini appuntiti che laceravano, passo dopo passo, la ruvida pelle delle sue zampette. Dolore sentiva ad ogni movimento ma, imperterrita e tenace come solo le tartarughe sanno esserlo, continuava il suo viaggio. Non sapeva verso dove, né verso chi, sapeva solo che quella era la strada che qualcuno aveva scelto per lei e da cui non poteva sfuggire. Il suo destino di tartaruga era quello di portarsi addosso il fardello del suo guscio. Con passo flemmatico e stanco camminava nel sentiero dell'esistenza mentre i giorni scorrevano lenti e uguali come il ritmo del suo andare. Con fatica portava sulle sue spalle il peso della corazza di pietra che, come una zavorra per la mongolfiera, la teneva prigioniera a terra mentre il suo cuore desiderava volare. Sognava la piccola testuggine di volare in alto leggera come i gabbiani che un dì aveva visto librarsi nell'azzurro infinito del cielo. Amava i gabbiani che conoscevano il sapore e il profumo della libertà. Sognava di volare in alto per sentire sul viso la brezza del vento e il calore dei raggi del sole. Nel suo mesto andare e, nei lunghi mesi in cui il letargo avvolgeva il suo essere e la teneva ancora di più lontana dal movimento della vita, lei sognava di volare. Nel gelo del letargo che rendeva il suo cuore di ghiaccio, l'unico raggio che trapassava la sua corazza di pietra era il sogno impossibile di volare; ardentemente bramava di sperimentare la libertà del volo. Un giorno, una sera, mentre percorreva un tratto di strada particolarmente roccioso, si scatenò una tempesta tremenda: il vento forte urlava travolgendo ogni cosa che incontrava, i lampi squarciarono il cielo oscuro, mentre i tuoni rimbombavano nel silenzio della notte e........accadde che un lampo più potente degli altri, con violenza si arrestò sulla dura corazza della piccola tartaruga sbriciolandola in mille frammenti....dolore sentiva la piccola, fitte dolorose attraversavano il suo esile corpo. La tartaruga si accorse di avere il viso bagnato, una scia acquosa scendeva dai suoi occhi e lentamente attraversava il suo viso, quel rivolo sottile si fermò ai lati della bocca bagnandola; che strano sapere aveva quell'acqua era un misto di miele e di sale, poi il rivolo dalle labbra scese giù fino a fermarsi nell'incavo del collo. A fiotti quel piccolo rio dagli occhi scendeva. In quel momento una Magia in movimento si avvicinò alla piccola tartaruga dolorante e le chiese: E la tartaruga rispose: < Piango? che significa piangere?> E la magia in movimento spiegò alla piccola che il fiume che rigava il suo viso erano lacrime, le lacrime formano il pianto, quindi lei stava piangendo. < Sai-disse la Magia-gli esseri umani spesso piangono, a volte lo fanno per rabbia, altre volte perché sentono dolore, altre ancora piangono quando si sentono disperati perché hanno smarrito i sogni che avevano nel cuore> La piccola tartaruga, attraverso le parole della magia in movimento scoprì che la scia umida che scorreva dai suoi occhi erano lacrime nate dal dolore che sentiva per la corazza di pietra che la proteggeva e che il lampo aveva ridotto in mille frammenti. Lacrime scorrevano sul piccolo viso, piangeva mentre raccontava alla Magia in movimento che anche lei come gli esseri umani aveva un sogno nel cuore: quello di volare e, il suo sogno lei non lo voleva smarrire. La Magia in movimento ebbe pietà del dolore e delle lacrime della piccola tartaruga e.......con un tocco di polvere di stelle, i frammenti della corazza di pietra si unirono trasformandosi in due ali. Le lacrime e il dolore avevano avuto il potere di commuovere la Magia in movimento che aveva donato alla tartaruga, con la sua polvere magica, le ali per poter realizzare il suo sogno. Tutto era accaduto in una notte buia e fredda e mentre la notte svaniva, le prime luci dell'alba illuminarono il giorno che nasceva e la tartaruga che era stata trasformata in un agile gabbiano. Piano piano iniziò a muovere le ali, ad aprirle, a sbatterle dolcemente per trovare un tempo e un ritmo per il volo. La tartaruga, che non era più tale, incominciò a librarsi nell'aria leggera, a salire in alto; Volava!! e nel volo sentiva i raggi del sole scaldargli il cuore e..……nuove lacrime bagnarono il suo viso ma, queste, non erano più lacrime nate dal dolore ma erano frutto dalla gioia che animava il suo essere mentre volava verso la libertà. In questa favola che è una metafora della corazza che imprigiona i sogni che abitano nel nostro cuore, non esiste una fine con un " vissero tutti felici e contenti" perché questa è la favola di ieri, di oggi , di sempre, poiché i sogni da sempre sono stati il motore che ha spinto l'uomo ad esplorare l'ignoto per andare sempre più lontano oltre l'orizzonte delle terre e dei mari conosciuti. Non esiste una fine perché ognuno di noi è artista della favola della propria vita. Tutti noi, uomo e donna, possediamo le ali della creatività e del coraggio per far volare e dare vita ai nostri sogni. Vola solo chi decide di essere sé stesso , ed io essendo stato nella vita una tartaruga ora che sono diventato un gabbiano, nella libertà, ho deciso di realizzare e far volare nell'universo della mia vita i sogni che abitano nel mio cuore. Tutti abbiamo una grande responsabilità nei confronti della vita, la responsabilità è quella di fare, agire, metterci in movimento affinché, per strada, non smarriamo la magia dei sogni che ci portiamo dentro. Questo scritto è dedicato a tutti coloro che hanno chiuso in un cassetto i propri sogni, con l'augurio di aprirlo al più presto per donare le ali al sogno della loro vita.